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Nel mondo dei granelli di sabbiaCon la scoperta delle leggi che governano i sistemi granulari si aprono interessanti prospettive per l'industria |
Ha avuto l'onore della copertina su uno degli ultimi numeri di «Nature»
la scoperta compiuta da un'équipe internazionale a forte partecipazione
italiana, che porta alla ribalta un tema caro alla fisica pura ma anche
all'industria. Si tratta delle proprietà dei granulari: materiali che
attirano l'interesse dell'investigazione di base in quanto sistemi di
alta complessità, ma rappresentano anche il 90% delle materie prime
necessarie al mondo produttivo. Risultato della ricerca: per la prima
volta è stato dimostrato che, in un sistema di non-equilibrio, caotico,
come quello costituito da piccolissime biglie (di circa un millimetro
di diametro ciascuna), parametri come la temperatura e la viscosità
obbediscono alle stesse leggi valide per un sistema in equilibrio. Un
importante passo avanti nella conoscenza della fisica dei materiali
complessi. Prospettive: «Stiamo già progettando nuovi esperimenti per
capire sempre meglio questi sistemi. Se ci riusciremo, le imprese
potrebbero trarre vantaggi molto consistenti dalla nostra ricerca:
migliorare i processi industriali, in particolare il trasporto dei
granulari, e abbattere i costi», fa sapere Vittorio Loreto, del Centro
Smc-Istituto nazionale di fisica della materia per la meccanica
statistica e la complessità, presso l'Università «La Sapienza» di Roma.
Loreto è autore dello studio insieme con Gianfranco D'Anna e Patrick
Major, del l'Ecole polytechnique fédérale de Lausanne in Svizzera, con
Franco Nori, del Center for theoretical physics dell'Università del
Michigan, e con Alain Barrat, del l'Université de Paris-Sud. Dalla
ghiaia alle polveri. Rientrano nel grande capitolo dei materiali
granulari la sabbia, la ghiaia e le polveri che servononell'edilizia,
ma anche i grani, i granelli e le polveri necessarie all'industria
farmaceutica, chimica e alimentare. «Quando si parla di mezzo granulare
- osserva Loreto - s'intende una particella le cui dimensioni possono
andare dal granello di polvere (200 micron) fino a un millimetro o
addirittura un centimetro. Si parla di granulari perfino per indicare
le rocce, le polveri e i sassi che compongono gli anelli di Saturno».
L'esperimento. La sfida vincente è nata da passione di studioso e
curiosità intellettuale. Da una domanda, in particolare: perché non
accertare se è possibile estendere a un sistema granulare qualche
concetto tipico della termodinamica? È stato scelto il parametro
temperatura. Questo concetto deriva dalla termodinamica e dalla teoria
cinetica dei gas ed è ben definito per i sistemi in equilibrio. La sua
estensione a sistemi fuori dall'equilibrio - e in particolare a sistemi
complessi - è una questione aperta. In un sistema in equilibrio -
esempio tipico: un gas - la temperatura riflette l'incessante moto
microscopico di tutte le sue particelle. «Si può andare a misurare la
velocità delle particelle e, in particolare, le fluttuazioni della
velocità. Più grandi sono queste ultime, più alta è la temperatura del
gas. Ma, per un sistema granulare, il concetto di temperatura non
esisteva, era proprio improponibile», spiega Loreto. E qui prende forma
l'esperimento. «Abbiamo ideato e realizzato un dispositivo sperimentale
concettualmente simile a quello che nel 1927 servì per provare
l'esistenza del moto browniano. Il botanico e naturalista scozzese
Robert Brown (1773-1858) aveva osservato, per la prima volta, il moto
ininterrotto e disordinato di granellini di polline sospesi
nell'acqua». Perché queste particelle si muovevano? Risposta: perché
ognuna di esse subiva, da ogni lato, gli urti microscopici delle
molecole dell'acqua. Uno strano termometro. L'originale termometro
ideato dai ricercatori è costituito da un «pendolo di torsione» immerso
in un mare di piccolissime biglie, mantenute in un moto ininterrotto
perché agitate dall'esterno. Il pendolo è fatto di un'asticella che può
ruotare attorno al proprio asse. Nell'esperimento del 1927, alla base
del l'asticella c'era uno specchietto, una piccola paletta soggetta
agli urti delle molecole di gas che facevano ruotare il pendolo. Ma
questo aveva in cima una molla, perciò non era libero di ruotare; di
qui il nome di pendolo di torsione. Nell'uso che ne hanno fatto Loreto
e i suoi colleghi, il pendolo è una sonda che, applicata al sistema di
biglie, riesce a misurarne la temperatura. «Abbiamo scoperto che la
sonda si muove tra le biglie, e il suo movimento è descritto da
un'equazione che soprendentemente è molto simile, per non dire
identica, a quella che rappresenta i sistemi in equilibrio», riferisce
il fisico della Sapienza. Così si è conclusa con un successo la prima
tappa della sfida. Oltre alla temperatura, è stato misurato anche il
coefficiente di frizione (cioè la viscosità) del materiale granulare.
«Abbiamo fatto una descrizione macroscopica - dice Loreto - con pochi
parametri, e abbiamo dimostrato che è fattibile, anche per i sistemi
granulari, un approccio basato su parametri come temperatura,
pressione, volume; che cioè possono essere applicati i principii della
termodinamica». La sfida. «Forti di questa conquista - prosegue il
fisico - affronteremo questioni ancora più ardue, come la pattern
formation: come emerge l'ordine dal disordine? Il nostro proposito è
andare a studiare come si può produrre e controllare un movimento
coerente agitando un sistema caotico del tipo di quello granulare»,
annuncia Vittorio Loreto. S'immagini di dover trasportare una massa di
granelli da un luogo a un altro. «Agitando il tapis roulant su cui sono
depositati vogliamo ottenere che dal movimento caotico dei granelli
scaturisca un moto netto, per cui tutte le particelle arrivino a
destinazione - dice il ricercatore romano -. Questa indagine è
altrettanto utile a livello microscopico, per comprendere i cosiddetti
"motori molecolari". Nel nostro organismo presiedono a qualsiasi
attività. Un esempio eclatante: i motori che determinano la contrazione
dei muscoli. Anche qui un moto coerente deriva da un movimento caotico,
quello di tutti gli atomi e le molecole che compongono i cosiddetti
motori molecolari (in questo caso, di fatto, nient'altro che
proteine)». Così la manipolazione dei granulari - argomento molto
concreto, essenziale per l'industria - passa dagli ingegneri ai fisici.
La comunità mondiale dei fisici e dei matematici si dedica con grande
impegno a questo studio. Che potrebbe interessare chiunque, osserva il
ricercatore dell'Istituto nazionale di fisica della materia. Infatti i
granulari entrano nella vita di tutti i giorni. Sono granulari, per
esempio, lo zucchero e il caffè. E dei principii fisici fondamentali
che guidano il comportamento dei granulari non si sa praticamente
nulla. Non si sa come spiegare molti fenomeni che ormai ci si è
rassegnati a considerare normali. «Per esempio, perché - quando
costruiamo una montagnola di sabbia - non siamo in grado di stabilire
quale è la pendenza massima oltre la quale crolla tutto? Sono diversi
anni che lavoro sui granulari», dice Loreto. E aggiunge: «Fino a
qualche anno fa mi ero occupato soltanto di simulazioni numeriche. Si
imposta un modello, s'immagina cioè che il granulare possa essere
semplificato in un certo modo; questo sistema modello viene simulato al
computer e si ottengono certi risultati. Poi si confrontano questi
risultati con i dati raccolti dall'osservazione sperimentale e così si
può stabilire se il modello ha colto l'essenza della realtà». Questo è
il metodo della fisica. Poi dalle simulazioni numeriche si è passati
agli esperimenti e al pendolo di torsione. Ed è avvenuta la scoperta.
Giovedí 11 Settembre 2003 | | |
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