Comprendo lo sgomento di molte persone di fronte alla prospettiva di avere una fotocopia del signor X. Comprendo l'urgenza di reagire sentita dal mondo giuridico e politico. Comprendo anche una certa confusione di idee sollevata da un tema che tocca qualcosa di molto importante e difficile da trattare: la nozione stessa di identita' umana. Comprendo anche lo sgomento di un passo verso l'ignoto, e l'oscura inquietudine suscitata da incubo orweliani di un mondo di esseri umati clonati e senz'anima. Vorrei pero' proporre alcune riflessioni nel tentativo di contribuire con un po' di calma e di ragionevolezza ad un dibattito che, a mio parere, ha premesse poco chiare.
Prima di tutto, penso che la liberta' di ricerca degli scienziati da sola non puo' giustificare il clonazione umana. Gli scienziati non devono poter fare, in nome della liberta' di ricerca, qualche cosa di moralmente inacettabile. Nello stesso modo, penso che l'utilita' medica del clonazione umana possa essere un motivazione forte a sostegno, ma non possa essere sufficente a giustificare la clonazione: anche se utile alla medicina, un atto moralmente condannabile resta moralmente condannabile. Penso quindi che le questioni della utilita' medica del clonazione e della liberta' di ricerca non colgano il centro del problema della clonazione umana. Il problema della legittima' della clonazione, rigurada solo la clonazione.
La questione e' dunque semplicemente se clonare un essere umano sia moralmente accettabile. Molti rispondono che "ovviamente" non lo e', e basta. Questa per esempio e' la risposta data recentemente dal presidente degli Stati Uniti in una intervista. Penso sia necessario, pero', cercare di chiarire perche' la clonazione umana debba essere "ovviamente" inaccettabile. Credo che esista un motivo centrale che puo' rendere moralmente inacettabile la clonazione umana. Questo motivo e' stato bene sintetizzato dalla espressione usata dallo speaker della televisione francese, che ha parlato di fare una "fotocopia del signor X". Clonare un essere umano vorrebbe dire "farne una copia", "raddoppiarlo", ovvero ricreare "lo stesso" uomo. Quello che c'e' di inacettabile in questa operazione e' il fatto che essa mina alla radice l'indentita' individuale. L'indentita' individuale e' un fondamento della nostro modo pensare il mondo, al quale non vogliamo rinunciare. Non vogliamo pratiche stregonesche che interferiscano con essa. Penso che legittimante la societa' umana possa e debba difendersi dalla prospettiva di questo "raddopiamento" di un'identita', di un'anima.
Tuttavia, ritengo che in questo argomento ci possa essere un equivoco serio. Alcuni decenni fa, e' stato dato grande risalto alla scoperta della struttura chimica del codice genetico, e quindi al ruolo del materiale genetico nella trasmissione della vita. Questa scoperta e' stata fra i piu' importanti passi avanti in biologia. Per comunicare al grande pubblico il senso e sopratutto la portata di questa scoperta, scienziati, divulgatori e giornalisti non hanno esitato a presentare il patrimonio genetico di un individuo, contenuto nella sequenza del suo specifico DNA, come "l'identita' stessa" dell'individuo. Questo patrimonio genetico e' stato presentato come il "cuore dei cuori" dello specifico di un individuo, qualcosa che lo distingue da ogni altro individuo, e percio' stesso ne custodisce l'individualita'.
Ma e' davvero cosi'? In cosa consiste l'individualita' di un individuo? Possiamo davvero pensare che e' racchiusa nel suo codice genetico? Piu' precisamente, il signor X, e il bambino Y, clone del signor X, sarebbero veramente la fotocopia l'uno dell'altro? Sarebbero veramente cosi' simili? Il bambino Y sarebbe veramente un "ripetersi" del signo X? L'esistenza del signor X e del bambino Y ci stupirebbe, se li incontrassimo nella vita di tutti i giorni? Io penso che sia sbagliato dare per scontata la risposta a queste domande. A queste domande si puo' rispondere con sicurezza in maniera serena e ragionevole. Consideriamo una serie di fatti.
Primo, il fatto di per se' che qualcosa caratterizzi una persona in maniera univoca non implica che basti riprodurre questo qualcosa per riprodurre la persona. Per esempio, tutti sappiamo che le impronte digitali caratterizzano gli individui. Tanto che sono usate per questo dalle polizie. Ora supponiamo che un abile chirurgo mi ridisegni le impronte digitali, facendole eguali a quelle di George W Bush. Sono per questo diventato George W Bush? Chiaramente no. Un poliziotto, vedendo le mie impronte digitali potrebbe subito pensare io sia Bush, poi mi guarderebbe in faccia, e direbbe "ah, no, non si tratta di George W Bush". Dunque il semplice fatto che due individui condividano qualcosa che generalmente e' individuale non basta a rendere questi due individui "la stessa persona".
D'altra parte, avere lo stesso codice genetico e' di piu' che avere le stesse impronte digitali. Quanto di piu'? Quanto sono "la stessa persona", due individui che hanno lo stesso codice genetico? Io sono stupito del fatto che cosi' poco si dica che la risposta a questa domanda e' ben conosciuta, e ha poco a che vedere con la clonazione. Individui con esattamente lo stesso codice genetico esistono. La natura e' piena di "cloni naturali". In Francia hanno la tradizione di ritrivarsi in tanti, questi "cloni naturali", in coppie, terzetti e anche quadrupletti, in un paesino, per una festa, ogni anno. Si tratta, ovviamente dei gemelli. Due gemelli (monovulari) hanno esattamente lo stesso patrimonio genetico, precisamente come "il signor X", e l'ipotetico "bambino Y". Dunque il "bambino Y" somiglierebbe al "signor X" precisemente quanto due gemelli si somigliano. Veramente? No. Perche' in generale i gemelli hanno in comune moltissimo piu' che il patrimonio genetico. Dal punto di vista biologico, hanno anche in comune la derivazione del materiale cellulare esterno al nucleo, che hanno entrambi derivato dalla madre, e che rappresenta una parte non trascurabile della eredita' biochimica. Ma poi hanno anche lo stesso padre e la stessa madre, la stessa eta', sono cresciuti nello stesso periodo storico; e sopratutto hanno condiviso lo stesso grembo materno, e sopratutto, nella grande maggiornaza dei casi, hanno condiviso strettissimamente i primi anni di vita, la stessa educazione, le stesse idee famigliari; hanno giocato insieme, hanno comunicato molto da vicino in tutte le fase della vita, eccetera eccetera. E' chiaro che il signor X e il bambino Y non possono essere cresciuti assieme, sono figli di epoche storiche un po' diverse, hanno un'infanzia diversa, in situazioni diverse e famiglie diverse e cosi' via. Dunque e' chiaro che il signor X e il bambino Y si somiglieranno certamente molto meno che non due gemelli cresciuti assieme. Magari il signor X ha fatto il sessantotto e da giovane credeva nella rivoluzione proletaria, e al bambino Y la cosa sembrera' una inaudita sciocchezza.
In effetti esistono gemelli separati dalla nascita, sui quali sono stati fatti studi interessanti e famosi. Questi studi riportano spesso sorprendenti simiglianze fra i due gemelli. Nonostante essere cresciuti in ambienti diversi, chesso', amano entrambi gli aranci acerbi, amano entrambi la musica, e sono entrambi considerati un po' ribelli dagli amici. Piu' o meno lo stesso tipo di "curiose somiglianze" che talvolta la nipotina si trova ad avere con la bisnonna. E la cosa non sorprenda: il patrimonio genetico della nipotina ha molto a che vedere con quello della bisnonna. Ma al di la' di queste "curiose somiglianze", i gemelli cresciuti separati sono spesso del tutto diversi: la loro immagine, le loro idee, il loro carattere, il modo di vestire, atteggiarsi, portare i capelli, insomma tutto cio' che li caratterizza come esseri umani e' cosi' diverso che si potrebbe facilmente non accorgersi che sono gemelli. Dunque ci possiamo aspettare che il bambino Y avra' la stessa corporatura del signor X, sara' bruno come lui, avra' sopraciglia folte come lui, e amera' gli aranci acerbi come lui. E poi? I pensieri, le emozioni, l'anima, la visione del mondo, l'individualita' dell'individuo? In tutto questo, il bambino Y sara' del tutto diverso dal signor X. In effetti, sara', semplicemente, un diverso individuo.
I pensieri, le emozioni, l'anima, la visione del mondo, l'individualita' di una persona, nascono piano negli anni. Sono il frutto degli sguardi della madre, delle parole dei genitori, della cultura del tempo, dei dolori e delle gioie della vita, della ricca, vasta e complessa esperienza sprituale e culturale che fa l'uomo uomo e di ogni uomo un diverso uomo. Tutto questo si nutre della nostra vita biologica, si forma su di essa, ma di quanto ne va oltre! Pensare che il DNA determini lo spirito di una persona e' come pensare che due libri scritti con lo stesso inchiostro abbiano lo stesso contenuto. Il signor X e il bambino Y avranno una pallida somiglianza. Quel tipo di somiglianza che ci fa dire: guarda il ragazzo come somiglia al nonno! Ma quanto piu' il bambino Y somigliera', nei suoi pensieri, nella sua anima, nella sua lettura del mondo, nella sua identita' profonda, al padre e alla madre che l'hanno allevato, che non al signor X!
Questi non sono giudizi di valore, questi sono fatti semplici e veri, e considerazioni che seguono da quanto sappiamo sul mondo, sui gemelli, e sulle persone.
E allora perche' questo panico sulla clonazione? Io penso che sia un equivoco. Un serio equivoco, con due motivazioni. Il primo problema e' che sulla nostra mente, sulla nostra coscienza, sulla nostra individualita', sappiamo pochissimo. E per questo siamo tentati di assumere un atteggiamento un po' primitivo e magico al riguardo, e a pensare che la nostra anima debba avere una sede fisica precisica. Mi spiego. Quando io ero bambino, il dottor Barnard trapianto' il cuore di un uomo, il signor X, che era morto da poco, nel petto del signor Y, che soffriva di insufficenze cardiache. Lo scandalo, lo ricordo bene, fu enorme. Moltissime voci si sollevarono contro questa stregoneria, che, a loro dire, mescolava un uomo con l'altro. Il problema, si diceva, lo ricordo bene, era che il signor Y con il cuore del signor X non si sapeva piu' se fosse X o Y. L'anima e l'amore, some tutti sanno, stanno nel cuore, e dunque il nuovo ibrido doveva avere il corpo del signor Y e l'anima e l'amore del signor X. Chi avrebbe amato? La moglie di Y, o la povera vedova di X? Chi sarebbe stato lui dei due? E' chiaro che erano tutte sciocchezze. Il signor Y restava il signor Y, con i suoi pensieri e i suoi affetti, anche con il cuore nuovo. E la povera vedova del signor X, se poteva avere forse una consolazione nel pensare che il cuore di suo marito aveva salvato una vita, e se poteva avere un affetto per il signor Y, nel cui petto batteva il cuore del suo povero marito, non poteva certo pensare che ora il signor Y fosse il suo marito redivivo. Eppure, in questo tranello di pensare che mettedo un cuore nuovo al signor Y se ne sarebbe cambiata l'identita' profonda, l'anima, caddero allora in moltissimi, comprese molte persone intelligenti, che oggi, a distanza di trent'anni, ridono della loro confusione di allora.
Io penso che sulla clonazione si sia commettendo lo stesso equivoco. L'equivoco di identificare l'identita' di un individuo con il suo DNA, cosi' come negli anni sessanta si commise l'errore di identificare l'anima di un individuo con il suo cuore. Due individui che hanno lo stesso DNA saranno diversissimi, distinti, con caratteri diversi, e in nessun modo questo ha a che vedere con un mescolamento di identita' o con una "riproduzione dello stesso individuo".
La seconda sorgente di equivoco e' puramente lessicale. E' dovuta al fatto che l'espressione "clone" ha due diversi significati. "Clone" e' usato in senso stretto per indicare un diverso individuo con lo stesso codice genetico. "Clone" e' poi usato in senso piu' lato per indicare una copia, un duplicato, una riproduzione, una seconda versione dello stesso individuo. Non bisogna fare confusione fra il fatto che il bambino Y sara' un "clone" del signor X nel senso di avere lo stesso DNA, e il fatto, di significato completamente diverso, che il bambino Y possa essere un "clone" del signor X, nel senso di essere "un altro signor X". Il punto e' che il bambino Y, clone di X (in senso stretto) non sara' assolutamente e in nessun modo un clone del signor X (in senso lato). Questo equivoco e' stato alimentato da romanzi e film di fantascenza che ci hanno mostrato esseri umani sdoppiati e riprodotti in fotocopie uguali a se stesse, chiamati "cloni". Io penso che la reazione piu' comune alle notizie sulla clonazione umani sia una reazione a questi ricordi di di storie di "cloni" fantascientifici. La clonazione di cui si parla pero' non ha nulla a che vedere con questi orrori dei romanzi di fantascenza.
Se clonare un essere umano non vuold dire farne una "fotocopia", perche' allora tanta paura della clonazione? Io penso che questa paura sia semplicemente ingiustificata. Penso che sia una paura irrazionale, lo spavento davanti a qualcosa a cui non siamo abituati. Ci vengono in mente immagini mostruose di manipolazioni genetiche estreme che creano esseri umani su misura, quando la clonazione e' in effetti l'estremo opposto della manipolazione genetica: e' proprio non manipolare il DNA neppure quel pochino che si manipola di solito nella riproduzione sessuata. Ci vengono in mente incubi mostruosi di una societa' di esseri tutti eguali, controllati da uno stato centrale, e non pensiamo che per esistere questa ipotetica societa' non e' il DNA, ma le coscienze, l'istruzione, la scuola, i mezzi di comunicazione, i libri, che dovrebbe controllare: nulla a che vedere con la clonazione.
Ci vengono in mente mille paure solo perche' "per ora non si e' mai fatto". Ma l'uomo e' uscito dalle caverne, ha costruito la civilta', perche' ha continuato a fare cose "che prima non si erano mai fatte". Lo ha fatto usando il cervello, la ragionevolezza, e resistendo a paure istintive e irrazionali. E sopratutto resistendo all'oscurantismo del "non fa perche' non si deve fare, e non se ne discute". Non e' questione di liberta' della scienza. E' questione semplicemente della nostra civilta' che cresce e impara.
Io penso che in un tempo sorprendentemente breve rideremo di tutta questa paura della clonazione come ridiamo oggi del terrore per i trapianti di cuore del dottor Barbard. Qualcuno, per motivi medici o perche' ha idee un po' buffe, si fara' clonare, e la grande maggiornaza delle gente continuera' a fare figli nella maniera che di gran lunga e' la piu' piacevole. E nessuna catastrofe ne seguira'.
E ci renderemo conto che la paura che clonare il signor X sia un po' rubargli l'anima e' la stessa paura che certi popoli hanno, quando pensano che fotografarli sia rubargli l'anima. Loro, "ingenui", identificano se stessi con l'immagine del loro viso, e pensano che se prendi l'immagine prendi la persona. Noi "gran scienziati" identifichiamo noi stessi col nostro DNA e pensiamo che, ricopiare il DNA sia ricopiare noi stessi. E' esattamente lo stesso equivoco.